venerdì 22 maggio 2009

ARCHIVIO 2 - LIVINALLONGO DEL COL DI LANA




Viaggio tra le montagne più belle del mondo.
Livinallongo del Col di Lana, Arabba, Pordoi, Colle Santa Lucia
LE TERRE ALTE DEL PRINCIPE VESCOVO
A cura di Lele Taborgna
Passano i pensieri e spariscono le preoccupazioni mentre ci si avvicina all’Alta Valle del Cordevole. Dopo Alleghe e il suo lago è da Caprile che le indicazioni suggeriscono tre vie per arrivare a quelli che erano storicamente i possedimenti del Principe Vescovo di Bressanone. Da una parte, verso Selva di Cadore, si sale per Colle Santa Lucia. Da un’altra, verso il passo Falzarego si piega per Andraz. Da Digonera, in basso lungo il Cordevole, si va per Salesei. Tutte e tre le strade, alla fine, portano in alto avvicinando lo sguardo alle cime del Pelmo e del Civetta, al ghiacciaio della Marmolada, ai torrioni rocciosi e monumentali dell’imponente Sella. Arroccati oltre i millequattrocento metri ci sono gli insediamenti. Come Pieve di Livinallongo (m. 1465) che controlla, quasi una fortezza, il passaggio nella valle. L’occhio e la mente puntano al cielo. Verso Arabba. Verso il Pordoi. Pochi abitanti, molta terra e natura, grandi montagne.
COMINCIAMO DA ANDRAZ
Il villaggio di Andraz, frazione di Livinallongo, non ha pretese particolarmente turistiche. Al suo ingresso c’è la chiesetta con la facciata rivolta ad est. C’è l’osteria del vecchio e saggio Trebo. Di fronte, una pensione che si riempie d’estate. Ci sono tipiche case e fienili in legno, manufatti di un sapere antico. Come il cognome di chi incontriamo poco dopo mezzogiorno del 25 aprile: Faber. “Quando è festa Trebo chiude a mezzogiorno” avverte Andrea Faber, giovane ben piantato che si appresta al rientro nella propria abitazione per il pranzo. Andrea lavora alla funivia del Pordoi che riapre il 24 maggio. Parliamo del più e del meno ma soprattutto del suo cognome, raro anche tra le poco più di due pagine che ha l’elenco telefonico alla voce Livinallongo. Operaio, artefice, fabbro. “Magari fa davvero il fabbro, anche per passatempo…”, dico. “No…, una volta qualcuno lo faceva, come lavoro. Adesso qui c’è solo un ragazzo, il figlio di uno, che ha passione e aggiusta moto”. E parliamo di Trebo, che è stato sindaco, presidente della Riserva di caccia del Vescovo e si è anche candidato, più volte e nelle ultime elezioni, in una lista per la Provincia. Personaggio carismatico con cui si dovrebbero scambiare quattro chiacchiere, prima o poi. E parliamo del castello di Andraz, testimonianza di potere in Alto Cordevole per il ferro che si estraeva dalle miniere del monte Pore. Il castello è più su, presa dal villaggio la strada del Falzarego lo si vede sulla sinistra, masso tra massi, montagna tra montagne. Un restauro conservativo consente di accedere, quasi in arrampicata, ad alcuni spazi e, nonostante l’ora di pranzo e la temperatura appena primaverile, c’e qualche visitatore. Osservandolo, così nudo e crudo, non si può non pensare alla vita, dura e rigida, che si svolgeva da queste parti dopo il Mille nella Contea chiamata del Norital.
NON È STAGIONE MA…
Il 25 aprile è giornata di sole e di festa, soprattutto in pianura. Buon traffico, un’auto a ruote all’aria oltre la scarpata della ferrovia a Bribano. L’Oasi di Candaten con lo spazio picnic preso d’assalto. Ma lasciato il territorio comunale di Sedico tutto rallenta e cambia. Dopo Agordo è, nella solitudine della montagna, il silenzio ad imporsi. A Caprile il benzinaio conferma che anche a Pasqua, cinque giorni prima, di gente se n’è vista pochina. Entrati nel territorio di Livinallongo il colore dominante è ancora il marrone. La neve si sta ritirando lasciando bianche solo le cime, il Pordoi e i valloni dei versanti nord. Il ghiaccio della Marmolada acceca, specchio illuminato dal sole. La valle del Cordevole, in piena luce, è stupenda. Arabba si gode il primo calore dopo lunghi giorni di maltempo. Non è stagione ed è quasi tutto chiuso ma l’Albergo Ristorante Posta funziona. Cartelli agli angoli danno il benvenuto ai motociclisti con 9 euro di pranzo a prezzo fisso e 20 per la camera. I posti all’aperto sono quasi tutti occupati e si mangia. “L’orario è fino alle 15.00 ma se c’è gente allora andiamo avanti”; chi parla è Dario, cameriere istriano di Umago, trenta chilometri da Trieste, che è qui da tre anni. Due motociclisti chiedono di un distributore e Dario informa dei dieci chilometri, per il più vicino, a Corvara. I due, ragazzo e ragazza su una Guzzi California, sono di Sacile (PN) ed è la prima volta che vengono da queste parti; di solito vanno verso la Germania e, tra poco, visiteranno in Baviera la zona dei Castelli di Neuschwanstein. Il Posta è da qualche anno che favorisce le moto “che danno lavoro” certifica Dario. Il pizzaiolo si fa chiamare Mimmo e non è napoletano. Il suo nome è Abdacftth, colui che prega Dio; è egiziano del Cairo, qui ad Arabba da due anni, con moglie e figli in Egitto. Si trova bene, dice, e di lavoro ce n’è. A Pasqua hanno avuto da fare a mezzogiorno e poco di sera. Alle 15,15 arriva al Posta un pullman austriaco. Dario e Mimmo accelerano il loro servizio per accogliere gli ospiti.
SPEGNETE IL MOTORE A QUEI WÜRSTEL
Il 25 aprile Passo Pordoi (m. 2239), lato bellunese, ha gente. Auto, moto, pullman che se vogliono qualcosa lo trovano al Ristorante Maria, unico aperto. La signora al banco è Giusi, che tutti però chiamano Maria, ed informa che “A Pasqua è stato brutto, con neve e nebbia, ma è arrivato qualche pullman”. C’è un gran daffare, dentro il locale e fuori, con tutti i tavoli impegnati e comitive che continuano ad arrivare. Il titolare, Danilo Dezulian riesce a darci retta mentre spilla birre. “Il locale è sempre aperto, chiudiamo a novembre tre settimane”. Ad un cenno di pura constatazione “Siete i garanti del passo” Dezulian risponde con “Anche se in alcuni periodi non si guadagna è questione di dignità del nostro lavoro”. Si continua a parlare e salta fuori il rospo: “…Fin che arrivano pullman che si fanno da mangiare, e anche il cappuccino, come in un ristorante… Io ho fatto articoli…”, prosegue Dezulian, “…ho parlato con gli assessori di Belluno e Trento e anche lunedì 28, in una riunione, lo dirò”. Il fatto, semplicemente, è che sul Pordoi pullman tedeschi tengono i motori accesi per quindici, venti minuti per poter preparare würstel ed altro. Il gestore del Maria ha le sue ragioni quando aggiunge “Se non difendete chi fa sto lavoro qua, che è faticoso, più le regole sanitarie, più la Finanza, più le tasse… Pretendo che mi difendano il lavoro”.
Ma di ragioni ne ha anche il Pordoi, il Sella, la Marmolada e la montagna.
Dal 24 maggio, dunque, riapre l’impianto funiviario del Sass Pordoi, in territorio trentino, e da allora quasi tutti i bar, negozi di souvenir, ristoranti e alberghi funzionano in vista dell’estate. Spegnere il motore dei tanti pullman in sosta sul passo Pordoi dovrebbe essere un obbligo urgente ed immediato, a salvaguardia non solo di Dezulian e di chi fornisce servizi ma dell’ambiente e dell’aria che si respira.
ARRIVA L’ESTATE
Il 1° Maggio è più instabile del 25 aprile. Comincia a spuntare l’erbetta ma verifichiamo un minor flusso di escursionisti. Nel pomeriggio, sul Passo Pordoi, dal Ristorante Maria sempre aperto, si scende per Canazei piegando su Sassolungo e Passo Sella dov’è tutto chiuso. Il tratto Passo Sella-Passo Gardena è una ghiacciaia. La temperatura è più mite già in Alta Badia, allontanandosi dalle asperità della montagna pura. Da Val Badia e Corvara per Passo Campolongo (m. 1875) si torna ad Arabba. È il Sella Ronda, il giro dei quattro Passi, che rende famosa tutta la zona. Il versante sud, Alta Valle del Cordevole, parte da Arabba indicata “paradiso dello sci”, 24 impianti di risalita per cinquanta chilometri di pista, una ventina di alberghi più residence e appartamenti.
Domenica 12 maggio la valle comincia a vestirsi d’estate ed ormai è tutto verde. Ci sono annuvolamenti che buttano pioggia dal Civetta. Al banco del Posta di Arabba, il cameriere Dario e alcuni presenti confermano che la stagione invernale è stata ottima, da record grazie alle nevicate precedenti il Natale. D’inverno si lavora quattro mesi, d’estate due. “Adesso c’è pausa, il flusso riprende da fine maggio” aggiungono tutti. Uscendo, la vista copre la chiesa, gli impianti di Porta Vescovo, l’Ufficio Turistico con la Sala Congressi. Sulla bacheca, un avviso datato 28 aprile: “L’Ufficio Postale rimane aperto! Grazie ai partecipanti all’Assemblea, alle Poste Italiane, all’Amministrazione comunale”. La firma è del Capofrazione Goffredo Dander che con gli abitanti di Arabba ha vinto la battaglia contro l’annunciata sospensione del servizio.
Tutt’intorno grandi spazi, aria e monti. È un paradiso d’inverno. Lo sarà anche d’estate.
(articolo di Lele Taborgna, anno 2003)

Nessun commento:

Posta un commento