sabato 23 ottobre 2010

ARCHIVIO 22 - E COME FINESTRA IL CIELO (VAL DI ZOLDO)


2003 - SI DICE "VAL DI ZOLDO"...
Al bivio di Longarone i cartelli stradali indicano Val Zoldana. Ma, da Federica, nell’Ufficio Turistico dell’Amministrazione provinciale all’ingresso di Forno di Zoldo, rischiamo di sentircene dire qualcuna quando balbettiamo: “ Val Zoldana o Val di Zoldo, come si dice?”. “Val di Zoldo”, suona decisa Federica, “si dice V-a-l di Z-o-l-d-o”. Consegna pubblicazioni e materiali a disposizione e informa che gli impianti aprono ufficialmente da sabato 29 novembre fino a Pasqua, 18 aprile 2004. Diciassette alberghi e trecento appartamenti si riempiono soprattutto da Natale a febbraio, mese considerato di alta stagione e sfruttato per le settimane bianche. Da lì sappiamo che in estate c’è un declino, con una concentrazione di presenze ad agosto. Mentre alcuni mezzi stanno ancora spalando neve, attraversiamo il centro di Forno per dirigerci nella parte alta della valle. La nostra breve inchiesta comincia domenica 2 novembre e prosegue giovedì 13 e sabato 15. In questi giorni incontriamo gente che lavora o si riposa, che prepara l’inverno. In questi giorni, ancora una volta, incontriamo montagne tra le più belle del mondo.

Foto: panorama all'ingresso di Forno di Zoldo; sopra: frazione di Mareson.

E COME FINESTRA IL CIELO

Ad ottobre neve, pioggia e vento. Domenica due novembre torna un sole chiaro, bello, autunnale. Quello che illumina è un grande quadro. Zoldo vi appare in una miriade di colori, con il giallo dei larici steso sulle pendici delle montagne, a far chiazze e punti, il marrone, il verde degli abeti. La neve è un manto che anticipa e rende più sicura la stagione di chi lavora con il turismo. Il campanile di San Floriano saluta, per primo, il visitatore. Il Pelmo è una gran guardia, testimone della valle, e ci si gira attorno, da Zoppè di Cadore a Zoldo Alto a Passo Staulanza. Vista dal Monte Rite, la valle, Forno di Zoldo e il resto degli abitati, è limitata, chiusa tra le altezze del Civetta, della Moiazza, delle Cime di San Sebastiano, del Pelmo. Ci si arriva, da Longarone, tra le gole scavate dal torrente Maè. Si può uscirne per Passo Duran, verso Agordo, e Passo Staulanza, verso Selva di Cadore, Colle Santa Lucia, Livinallongo. Il cielo, tra queste mura che son grandi montagne oltre i tremila, fa da finestra. Se ne sono andati in tanti, guardandolo, pensando a cosa ci poteva essere al di là di quell’unica apertura, a come poteva essere il mondo. E tornano, gelatai in Germania, tra ottobre-novembre per ripartire a febbraio-marzo.

Foto: Monte Pelmo da Passo Staulanza.

L’AUTUNNO DEL RITORNO

Dalle miniere che estraevano il ferro, nel medioevo, e dai forni fusori che danno il nome a località della valle, da Forno a Fusine, siamo arrivati al gelato. Ed è un secolo. Novembre è il mese in cui molti gelatai, imprenditori rientrati ad ottobre dalla loro attività in Germania, si concedono un periodo di vacanza moderna negli angoli esotici del pianeta. Così racconta, nel bar pizzeria “Camino Nero” di Forno, Luigi De Fanti, da 42 anni a Büsum, sopra Amburgo, a 60 chilometri dal confine con la Danimarca. 
Foto: sopra e sotto, centro di Forno di Zoldo.
Ma in tanti, come lui, una volta tornati a casa ci restano per tutti i tre-quattro mesi, riconoscibili nelle vetture con targa tedesca. Per questo i commercianti di Dozza, che si unisce in un grande agglomerato con le frazioni di Pieve, dove c’è la storica chiesa di San Floriano, Campo, Casal, Bragarezza, si sono presentati con volantini e manifesti pubblicizzando i loro negozi. Loris Campo Bagatin, del Market A&O, dice che “aumenta un po’ il lavoro a novembre per prolungarsi fino a gennaio-febbraio; che salvano sono gli arrivi di chi lavora in Germania perché c’è una perdita a favore della grande distribuzione; la stagione estiva, inoltre, più limitata, si concentra su agosto”. E Dario Cascella, della Macelleria di Dozza, conferma che “c’è un po’ la tendenza verso i centri commerciali”; così si sono messi assieme con quel volantino dal quale risultano, con sorpresa degli stessi abitanti, undici esercizi concentrati nella sola Dozza. Il che è segno importante di vitalità. Qui siamo nella parte bassa della valle, sull’unica strada che porta a Zoppè di Cadore. Per il resto dell’anno sono gli anziani o i figli più giovani di chi è in Germania a popolare le frazioni. Nella parte alta, degli impianti turistici invernali e degli alberghi, le opportunità sono diverse.

TURISMO, L’ATTUALITÀ DI ZOLDO

Da Forno di Zoldo si sale, toccando Dont, attraverso la quale ci si può dirigere a Passo Duran, e si prosegue per Zoldo Alto. Fusine, sede municipale, ha concluso i restauri della chiesa di San Nicolò; il notiziario parrocchiale, diretto da don Franco Decima, informa sui lavori, sui contributi necessari per realizzarli, su alcuni sviluppi non previsti e sulla conclusione per cui “Chi entra in questi giorni nella chiesa di Fusine, si trova davanti ad uno spettacolo del tutto nuovo…”. 
Oltre Fusine, da Pianaz e Mareson, fino a Pecol e Palafavera, è visibile l’attualità di Zoldo, il turismo. Alberghi, appartamenti, negozi specializzati, bar e ristoranti. Il 13 e il 15 novembre siamo già in clima d’attesa per l’apertura degli impianti di risalita. Potrebbe accadere tra una settimana, comunque il 29 novembre. Uno scambio di battute con l’autista Dolomitibus, fermo a Pecol con il mezzo vuoto, lo conferma: “tra una settimana il pullman sarà pieno…”. Il Bar Sport di Donato Bernart è aperto, e frequentato, tutto l’anno; di fianco c’è Coldai, enoteca ristorante; di fronte il Market, giornalaio e altri negozi. Donato Bernart è qui dal ’90 e la pausa annuale la può prendere dopo Pasqua; lo ascoltiamo: “A parte quest’estate, per il bel tempo, è vero che c’è un calo nella stagione estiva. Questo viene in parte compensato con la stagione più lunga in inverno. Ci vorrebbero più posti, come sta facendo l’Hotel Cristelin, a Mareson, che sta raddoppiando. Con i comuni, in linea di massima non ci sono problemi, ora c’è anche lo sfalcio dei prati con l’intervento della Comunità Montana”. 
Foto: Pieve di Zoldo.
Nei fine settimana, nell’Ufficio Turistico Provinciale di Zoldo Alto, a Mareson, arriva gente a chiedere informazioni. Tania Ernesti, allo sportello, ha il suo da fare, tra depliant e materiali di alberghi, campeggi, appartamenti e ristoranti. I campeggi, non sempre così presenti in altre zone, sono importanti punti di accoglienza invernali ed estivi; troviamo Le Bocole, prima di entrare a Forno di Zoldo; a Pralongo, sopra Forno, c’è Al Pez; Pecol propone il Civetta, a qualche decina di metri dalle piste da sci; sopra tutti, in un vasto parco, c’è il Palafavera, sempre davanti agli impianti di risalita e alle piste.

Foto: centro di Mareson e scorcio da Pianaz.

PROMOZIONE E ACCOGLIENZA

Il sole ravviva la natura, la montagna e le piste da sci. Dalla strada di Passo Staulanza, affacciati su Zoldo, le strisce innevate risaltano come specchi. Impianti e piste fanno parte del comprensorio Ski Civetta collegato a Dolomiti Superski. Civetta e Marmolada, quindi, con Zoldo, Alleghe, Falcade, Arabba, Rocca Pietore. “Emozioni giorno e notte… Nella natura delle Dolomiti” sono solo due delle sintesi proposte da Dolomiti Stars che si occupa della promozione complessiva dei cinque Consorzi bellunesi. L’informazione, a parte negli Uffici Turistici dell’Amministrazione provinciale, passa per internet; ed il cd realizzato comunica non solo gli sport invernali ma le attività estive, arte e natura, artigianato, musei e luoghi della Grande Guerra.

Per il Consorzio di Promozione Turistica Valzoldana incontriamo il presidente, Gianni Bonettin, nel suo Hotel Al Sole, a Pianaz. Il gruppo principale, di operatori che formano il consorzio, è di Zoldo Alto; ci sono imprenditori veneti, come lui di Padova, e altri di Vicenza, Treviso. Bonettin, forte di un’esperienza di 18 anni nella catena Hilton in Europa, indica nella carenza di strutture alberghiere il primo problema. Mentre il Cristelin sta lavorando, unico caso, al raddoppio della capacità ricettiva, Villa Monego e Hotel Corinna, per diversi motivi, sono chiusi. Settecento posti letto negli alberghi sono pochi. 

Foto: Palafavera:
Ottime e nuove possibilità si hanno con i programmi riservati ai bambini; c’è una Baby Card con agevolazioni e regali e, ogni giorno, attività varie con gelato sulle piste, teatro, passeggiata ecologica, gara finale con premiazioni. I bambini sono il futuro, in tutti i sensi e anche in quello turistico. Che potrebbe portare più presenze in estate. Detto questo, Bonettin afferma, in tre punti, che sul turismo “non siamo preparati in generale e, ad esempio, c’è anche un’apertura tardiva e ridotta dei rifugi; ci sono poche strutture, ad esempio mancano alberghi con Centro benessere; e l’altitudine di Zoldo, tutta superiore ai mille metri, limita la presenza degli anziani, per problemi di salute. Lo sforzo promozionale, infine, non ha confronto con quello garantito agli operatori dalle province autonome di Trento e Bolzano”.


Foto: pista da Pecol.

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