giovedì 7 ottobre 2010

ARCHIVIO 10 - FALCADE, LA MONTAGNA CHE RIDE

Valle del Biois - Da Canale d’Agordo e Vallada Agordina per Falcade, Passo San Pellegrino, Passo Valles.

LA MONTAGNA CHE RIDE

Chiamale Dolomiti, chiamali monti, ogni volta cambiano. Una tal varietà di paesaggi, scorci, percorsi non sapremmo dove trovarla se non in provincia di Belluno. Si gira a naso in su per guardare le cime, di qua e di là, e non ci si stanca mai. Così è dopo il bivio di Cencenighe quando, passata la galleria, si sbuca nella valle del torrente Biois. Il verde intenso dell’estate porta profumi freschi e puliti. La piazza di Canale d’Agordo, come tutto il paese di Papa Luciani, è curata come un salotto. Poco oltre ecco Vallada Agordina con i suoi tabià, case e fienili in legno perfettamente conservati raccolti in piccole frazioni e sparsi su ripidi pendii. Da Caviola si sbuca a Falcade, ancora un altro mondo che porta ai passi di San Pellegrino e Valles. Qui la montagna che cambia e che vive diventa anche quella che ride. Perché hanno inventato una vacanza d’amore e buonumore.

LA DANZA DELLE NUBI
Le nuvole, nei cieli sopra Falcade, danzano e si rincorrono; bianche nell’azzurro, girano su se stesse accavallandosi e sovrapponendosi tra terra, cime e sole. Le abbiamo viste così, ogni tanto più scure verso i passi, nelle tre escursioni del nostro breve viaggio informativo sabato 5, domenica 6 e domenica 13 luglio. Mentre in pianura il caldo ti buttava giù, nella valle del Biois, sopra i mille metri, il fresco ti tirava su. E ti spingeva verso i passi meta degli onnipresenti motociclisti che, da primavera, li girano. A Passo San Pellegrino, sabato 5, camper auto e moto si fermavano per un respiro, una passeggiata, un picnic. A Passo Valles auto e moto si fermano, sempre, per il panorama e l’aria fina dei duemila metri; molti, soprattutto, per mangiare al Rifugio Capanne Passo Valles. Che la cucina sia ottima lo si capisce dall’affollamento: sale piene, con organizzazione da ristorante e servizio immediato. Il Rifugio, lo si sa consultando i materiali del Consorzio Turistico, fa parte degli otto Ristoranti del Cuore. Propone, nella gastronomia per sedurre, la “Teglia ramata della coppia, una scelta di quattro primi piatti da dividere con amore”.


Con cuore, amore e buonumore eccoci al segreto svelato di Falcade che ha creato una propria carta d’identità turistica. La pista da sci più lunga, 12 km, veniva chiamata “pista degli innamorati”. Ora tutto è tour dell’amore, con cuoricini che spuntano ovunque e in particolare dalla mente dei vignettisti che nel mese di gennaio si ritrovano per l’appuntamento Montagne Ridenti.
Il raduno d’auto d’epoca, dove c’è buonumore, non poteva che essere dedicato alle Topolino. La 9a edizione di Le Topolino sui Monti si è tenuta dal 27 al 29 giugno con vetture costruite dal 1936 al 1955.


FALCADE SENZA MURER NON È FALCADE

Chi va a Falcade e non fa un salto al Museo Murer perde parecchio. Fino al 10 settembre, da vedere, c’è Dal Legno Alla Scultura, mostra delle opere di Augusto Murer. Viste le opere del padre si possono incontrare, nello studio di fianco, anche quelle del figlio. Abbiamo parlato con Franco Murer mentre, a Molino, saltavamo in lungo e in largo per fotografare l’edificio del museo. Così abbiamo fotografato anche lui. Mentre lavorava sulla tela la sua “necessità di sognare con la leggerezza dell’anima”. Mentre sostava davanti all’edificio realizzato, in onore del padre e con sua sorella, nel 1986. Mentre parlava, riferendoci delle ultime esposizioni; a febbraio, con soddisfazione, era alla Rizzoli di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele; e ha appena concluso una personale ad Avezzano, vicino L’Aquila, in Abruzzo. “Sto lavorando ma non ho programmi, per ora di concreto non c’è nulla. Ho appena modellato la medaglia dedicata al 25° anniversario dell’elezione di Papa Luciani. La stanno coniando, in oro e argento”. 

Sostiamo, all’aperto, tra museo e studio, statue di Augusto e giardini. Franco indica il Focobon, illuminato dal sole, propaggine stupenda delle Pale di San Martino. Guardando le case di Molino, che è frazione attaccata a Falcade, dice che lui è nato e cresciuto lì, proprio sotto dove adesso c’è il museo. In questo posto magnifico l’arte è dono e dovere nei confronti della natura, della montagna. Lo lasciamo ricordando le donne fatue dei suoi quadri, classiche e delicate, abbandonate tra i colori dei boschi e quelli dei cieli. Nella terra dell’amore.

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